Caregiver: i pilastri invisibili della nostra società

Chi sono i Caregiver?
Chi è un caregiver?
Un caregiver è una persona che si prende cura di un familiare, di un amico o, più in generale, di qualunque persona che non sia adeguatamente autosufficiente a causa di una malattia, di una disabilità o dell’età avanzata. Il termine “caregiver” deriva dall’inglese e significa “colui che presta cure”.
In Italia, si stima che ci siano oltre 8 milioni di caregiver, di cui la maggior parte sono donne (circa il 70%).
Spesso nell’italiano corrente si utilizza genericamente il termine badante, per consuetudine o comprensibile preferenza alla termini della propria lingua.
Tuttavia il termine caregiver comprende più categorie di persone dedite al supporto della persona in condizioni di necessità, mentre la figura del badante ha una sua specificità, sia dal punto di vista della formazione che dell’impegno professionale.
L’impegno del caregiver è molto articolato ed esigente, per poterlo svolgere sono fondamentali:
- pazienza e perseveranza;
- dedizione e affidabilità;
- cura e premura.
Ognuno di queste competenze è essenziale per il corretto svolgimento dell’attività, soprattutto in relazione al benessere di entrambi i soggetti coinvolti, sia della persona accudita che il caregiver stesso.
Le attività di cui si occupa un caregiver variano a seconda della persona assistita e le sue necessità, ma possono spaziare tra:
- Assistenza fisica: aiutare la persona a vestirsi, lavarsi, mangiare e muoversi.
- Assistenza sanitaria: somministrare farmaci, monitorare la salute della persona e accompagnarla alle visite mediche.
- Assistenza domestica: fare la spesa, cucinare, pulire la casa e fare il bucato.
- Compagnia: stare con la persona assistita, parlare con lei e ascoltarla.
- Supporto emotivo: aiutare la persona ad affrontare la solitudine, la depressione e l’ansia.
I caregiver svolgono un ruolo fondamentale nella società, in particolare in quella italiana, in cui l’invecchiamento è in rapida crescita. I caregiver danno infatti modo a molte persone di poter continuare a vivere a contatto con i luoghi e le persone a loro care, garantendo una quotidianità che la ridotta autonomia non permetterebbe più loro di godere.
Il loro lavoro è spesso tanto invisibile e sottovalutato quanto di enorme valore per i singoli quanto per la collettività.
I diversi tipi di caregiver
Esistono diverse tipologie di caregiver, che possono essere classificate in base al loro rapporto con la persona assistita e al tipo di assistenza che forniscono, come accennato precedentemente per le badanti.
Tra i caregiver possiamo infatti trovare:
- Caregiver familiari
I familiari sono quasi sempre i primi caregiver della persona che richiede assistenza. Questo ovviamente perché ci prende cura di un proprio congiunto in modo spontaneo e gratuito, al di là degli obblighi che impone la legge, sacrificando il proprio tempo libero e le proprie esigenze personali. Questa è anche la categoria a maggiore rischio, dovendo spesso trovarsi a svolgere questo ruolo in situazione di necessità ed emergenza, senza poter contare su un’adeguata formazione e mancando della necessario distacco emotivo per vedere le situazione nella corretta prospettiva. - Caregiver amici
La rete di amici spesso una svolge un ruolo fondamentale nella cura della persona a scarsa nulla autosufficienza, soprattutto per quanto riguarda la dimensione di supporto emotivo e di lotta alla solitudine, ma anche nell’individuazione delle giuste strategie e risorse per la gestione delle situazione, grazie a un ventaglio più variegato di connessioni e competenze rispetto al nucleo familiare. Sebbene si tratti raramente di un’assistenza di ordine fisico e diretto, non va comunque sottovalutata, e può avere un impatto altrettanto importante sulla qualità di vità dell’assistito. - Badanti
Figure professionali che vengono retribuite per fornire assistenza alla persona assistita. Sono principalmente assunte a domicilio, in modo da garantire una costante sorveglianza della persona assistita, così da poter intervenire tempestivamente in caso di necessità, che si caratterizzano molto spesso per una scarsa possibilità di predeterminazione.
È un’attività di grande impegno fisico e emotivo, perché si tratta di inserirsi nella quotidianità delle dinamiche familiari e le relative criticità - Caregiver professionali
Sono figure specializzate nell’assistenza a persone con disabilità o malattie croniche o che richiedono interventi ad alta competenze. Tra queste categorie troviamo gli operatori socio-sanitari, infermieri, fisioterapisti, educatori professionali o assistenti sociali.
La scelta del tipo di caregiver più adatto dipende da diversi fattori, tra cui in particolar:
- le necessità della persona assistita;
- la disponibilità di tempo e risorse economiche della famiglia;
Spesso si combinano le diverse tipologie di assistenza per rispondere adeguatamente alle esigenze della persona non autosufficiente o in base alle disponibilità di risorse.
Indipendentemente dal tipo di caregiver e la combinazione tra questi, il loro ruolo è fondamentale per il benessere delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie.

Il ruolo fondamentale del caregiver nella società
Come anticipato, i caregiver forniscono un apporto nella vita di molte famiglie e nella società nel suo complesso, incidendo profondamente sul benessere fisico ed emotivo di persone e nuclei familiari che si trovano in situazioni di fragilità.
Il loro lavoro è un vero proprio presidio e salvaguardia rispetto al rischio di marginalizzazione individuale e collettivo, permettendo di contenere i costi umani ed economici che ne conseguirebbe.
Analizzando nel dettaglio questi benefici nel dettaglio, possiamo individuare i vari tipi di apporto in questi punti:
- Riduzione dei costi sanitari: l’assistenza domiciliare fornita dai caregiver è quasi sempre più economica rispetto al ricovero in una struttura residenziale, che andrebbe preferito solo quando le cure specifiche non sono più affrontabili in un contesto domestico.
- Migliore qualità della vita delle persone assistite: garantendo una continuità della quotidianità negli spazi e negli affetti delle persone assistite, i caregiver preservano il senso di integrità dell’individuo e delle sue abitudini, contendendo la riduzione della qualità di vità per la perdita di autonomia.
- Sostegno alle famiglie: i caregiver permettono alle famiglie di conciliare la cura dei propri cari con le esigenze lavorative e personali, evitando pertanto fermi forzati nel percorso professionale e le conseguenti perdite di produttività e di competenze per il lavoratore e l’impresa.
- Prevenzione dell’isolamento sociale: i caregiver aiutano le persone assistite a mantenere relazioni sociali, fondamentali per il mantenimento della qualità della vita e il recupero o il rallentamento delle malattie. La rottura dell’isolamento e del senso di solitudine sono strumenti essenziali per garantire uno standard adeguato di qualità di vita e contrastare le forme di marginalizzazione che portano ad degenerazione della salute fisica e mentale
La dedizione, l’impegno e la professionalità impattano direttamente sul sistema di welfare familiare e collettivo, garantendone la sostenibilità.
Le sfide e le gratificazioni del lavoro di cura
Il lavoro di cura, pur essendo di grande valore e importanza, presenta diverse sfide che possono essere fisicamente, emotivamente e finanziariamente estremamente impegnative, ed è necessario che non siano sottovalutate.
Le sfide più comuni includono:
- Stress fisico: l’assistenza a una persona non autosufficiente può richiedere un grande sforzo fisico, con il rischio di affaticamento e infortuni se non adeguatamente formati, specialmente nelle operazioni di manovra.
- Stress emotivo: i caregiver si trovano spesso a gestire e vivere emozioni come frustrazione, rabbia, tristezza e senso d’impotenza di fronte alle difficoltà della persona assistita.
- Scarso tempo libero: Il lavoro di cura può richiedere molte ore al giorno, con pause di recupero ridotte, lasciando spesso tempo libero limitato per se stessi e per la propria vita sociale e familiare.
- Difficoltà di conciliazione lavoro-famiglia: i caregiver spesso devono conciliare l’assistenza alla persona cara con le esigenze lavorative e familiari, frequentemente molto distanti tra loro, generando un senso di colpa e frustrazione.
- Isolamento sociale: i caregiver possono sentirsi isolati e soli, con poche opportunità di socializzare e di staccare la spina, soprattutto se per esigenze lavorative si trovano lontani dal luogo di residenza della famiglia e della rete sociale.
- Problemi finanziari: In alcuni casi, il lavoro di cura può comportare una riduzione del reddito familiare, soprattutto a causa di una scelta necessaria ma forzata delle cure a discapito del proprio impegno lavorativo, che subisce quindi un arresto traumatico economicamente e professionalmente.
Tratteremo queste criticità dettagliatamente nei prossimi paragrafi.
Tuttavia è importante ricordare come, nonostante le sfide e le difficoltà, il lavoro di cura presenta gratificazioni eccezionali, difficilmente riscontrabili in altre professioni.
Questo lo si può notare nell’entusiasmo di molte persone che, a seguito di una ricollocazione nel mondo del caregiving per la perdita del lavoro, hanno trovato una soddisfazione nel lavoro che prima non hanno mai riscontrato, dando al loro impegno un senso di realizzazione.

Tra le le gratificazioni più comuni troviamo:
- Senso di soddisfazione: i caregiver possono provare un grande senso di soddisfazione nel sapere di fare la differenza nella vita di una persona cara.
- Amore e gratitudine: i caregiver possono ricevere amore e gratitudine dalla persona assistita e dai suoi familiari.
- Sviluppo personale: Il lavoro di cura aiuta certamente a sviluppare nuove competenze, soprattutto in ambito relazionale, e a crescere umanamente come persone.
- Senso di appartenenza a una comunità: i caregiver trovano spesso supporto e amicizia in altri caregiver, o tra i cari della persona curata, ampliando la dimensione della rete relazionale e sociale.
È fondamentale sottolineare come le sfide e le difficoltà, e le gratificazioni del lavoro di cura siano due facce della stessa medaglia.
A seconda del contesto e della predisposizione possono volgere in un senso piuttosto che in un altro, oppure essere necessarie le une alle altre.
È importante essere consapevoli che entrambi gli aspetti sono presenti, così da poter affrontare questo impegno con consapevolezza e serenità.
Questi sono alcuni consigli essenziali, che riprenderemo nei prossimi paragrafi, per gestire le sfide del lavoro di cura:
- Prendersi cura di sé stessi: è importante ritagliare del tempo per se stessi per riposare, fare attività fisica e coltivare i propri interessi.
- Cercare supporto: innanzitutto a livello informale nella propria rete sociale e professionale, ma è bene ricordare che esistono servizi strutturati di supporto per i caregiver, come gruppi di sostegno, psicologi e assistenti sociali.
- Condividere il carico di cura: è sempre consigliabile che il caregiver condivida il carico, sia di lavoro che emotivo, coinvolgendo la rete familiare e amicale dell’assistito, ma anche tutti i servizi pubblici deputati al supporto di queste situazione, senza frasi scoraggiare dalle difficoltà iniziali nell’attivazione. .
- Imparare a dire no: è importante imparare a dire “no” quando si è troppo stanchi o stressati. Un “no” detto detto serenamente quando necessario, permette di evitare tracolli e conseguenze ben più disastrose e irreversibili in un secondo momento.
- Riconoscere i propri limiti: accettare e riconoscere i propri limiti, chiedere aiuto quando necessario, è tra le competenze fondamentali del caregiver. Ascoltare le proprie emozioni, il proprio fisico, le difficoltà nel comprendere certe situazioni e saper rispondere con le adeguate alle sfide, è molto probabilmente la caratteristica principale che deve sviluppare un caregiver.
Le sfide del caregiving

Lo stress fisico e mentale del caregiver
Il lavoro di cura può essere molto impegnativo e stressante, sia fisicamente che mentalmente.
Lo stress fisico deriva dalle attività di assistenza quotidiane, che possono richiedere sforzi fisici notevoli, come sollevare la persona assistita, aiutarla a vestirsi o a fare il bagno.
Questo può portare ad affaticamento, dolori muscolari e articolari, problemi di postura e, in alcuni casi, piccoli infortuni.
Più sottile, sebbene nettamente più impattante, è lo stress mentale.
Pertanto è bene tenere a mente quali siano le principali fonti per non sottovalutarle e tentare di trovarvi una soluzione o circoscrivere:
- preoccupazione per la salute e il benessere della persona assistita;
- senso di responsabilità e di dover essere sempre presenti;
- difficoltà di gestione delle emozioni negative;
- mancanza di tempo libero;
- isolamento sociale.
Lo stress mentale non va sottovalutato, perché se protratto può portare a quadro ben più problematico, come:
- ansia;
- depressione;
- disturbi del sonno;
- difficoltà di concentrazione;
- problemi di memoria;
- cambiamenti di umore;
- scarso appetito.
Prestate attenzione se si manifestano alcune di queste situazioni, così da intraprendere un percorso per porvi rimedio tempestivamente.
Come già introdotto nel precedente capitolo, vi riproponiamo alcuni consigli per garantire la qualità di vita e lavoro, in questo caso di ordine più pratico e immediato:
- ritagliare del tempo per se stessi;
- fare attività fisica;
- dormire a sufficienza;
- mangiare in modo sano;
- individuare o scoprire metodi e tecniche di rilassamento;
- parlare con un professionista della salute mentale.
Non è solo importante chiedere aiuto quando necessario, ma fondamentale, cosicché la situazione non degeneri, rivolgendosi in prima battuta alla propria rete sociale e professionale e, qualora la situazione lo richieda, non aver timore a rivolgersi a servizi più strutturati come gruppi di sostegno, assistenti sociali e psicologi.
Il carico emotivo e la gestione del burnout
Come abbiamo sottolineato già più volte precedentemente, il lavoro di cura può essere molto impegnativo dal punto di vista emotivo, molto di più che dal punto vista fisico.
I caregiver si trovano spesso ad affrontare la preoccupazione per la salute e il benessere della persona assistita, un senso di impotenza e frustrazione di fronte alle sue difficoltà, tristezza e dolore per il suo declino. Rabbia, senso di colpa e altri sentimenti negativi, possono trovare terreno fertile, specie se in condizioni di solitudine e isolamento sociale.
Questo questo può portare al burnout, una sindrome caratterizzata da esaurimento fisico e mentale, perdita di interesse e motivazione per il lavoro di cura, sensazione di distacco dalla persona assistita, scarsa autostima e depressione.
Questa sindrome non va in alcun modo sottovalutata e presa in carico tempestivamente, perché può avere effetti terribili nei confronti della persona che la subisce e di coloro che gli sono vicini.
Per prevenire il burnout, ribadiamo nuovamente, senza stancarci, quanto sia importante che i caregiver prendano cura di sé stessi, cerchino supporto e imparino a gestire le proprie emozioni.
Sebbene in questo articolo sia stata nostra premura riportare già precedentemente dei consigli in merito, nel prossimo capitolo affronteremo in modo esaustivo il tema delle soluzioni da intraprendere.
Il burnout è infatti un problema serio, ma può essere prevenuto con il giusto supporto e le giuste strategie. È importante non averne vergogna, così da chiedere aiuto tempestivamente per poter riprendersi e riprendere con entusiasmo questo importante ruolo.
Le difficoltà di conciliare lavoro e vita privata
Trattiamo ora una delle principali difficoltà che devono affrontare un caregiver, fin dalle prime battute del nuovo impegno.
Conciliare lavoro e vita privata è infatti un’impresa ardua per chiunque, ma diventa ancora più difficile per chi si trova a dover accudire un familiare non autosufficiente. I caregiver, infatti, si trovano ad assolvere a due compiti gravosi e spesso incompatibili tra loro: da un lato, il lavoro retribuito, dall’altro, l’assistenza alla persona cara.
Le difficoltà di conciliazione sono molteplici e di diversa natura. Innanzitutto, il lavoro di cura richiede tempo e fatica, spesso sottraendo energie e risorse alla sfera lavorativa. Le esigenze della persona assistita possono essere pressanti e imprevedibili, rendendo difficoltoso mantenere una regolare presenza sul posto di lavoro.
A ciò si aggiunge il senso di colpa e la preoccupazione per il proprio caro, che possono interferire con la concentrazione e la produttività lavorativa.
Non solo, il caregiving può avere un impatto negativo sulla vita sociale e privata.
Il tempo libero si riduce drasticamente, limitando le possibilità di svago e di interazione con amici e familiari.
La stanchezza fisica e mentale, in particolare le preoccupazioni, influenzano negativamente le relazioni interpersonali, creando tensioni e incomprensioni.
A fronte di queste sfide e difficoltà, è fondamentale che i caregiver non abbiano timore nel cercare e intraprendere soluzioni che favoriscano un equilibrio tra le diverse esigenze.
Alcune strategie utili possono essere:
- Richiedere flessibilità lavorativa: concordare con il datore di lavoro orari flessibili, part-time o telelavoro può aiutare a gestire meglio i tempi di cura.
- Cercare supporto: familiari, amici, servizi di assistenza domiciliare o badanti possono alleggerire il carico di cura e permettere al caregiver di ritagliarsi del tempo per sé stesso.
- Organizzare la giornata: pianificare le attività quotidiane e stabilire delle priorità può aiutare a ottimizzare il tempo e a gestire meglio le incombenze.
- Imparare a dire no: non sentirsi in obbligo di assumersi ulteriori responsabilità oltre a quelle che si è in grado di gestire è fondamentale per evitare il sovraccarico.
- Prendersi cura di sé stessi: ancora una volta ci teniamo insistere su come ritagliare del tempo per le proprie attività preferite, riposare adeguatamente e prendersi cura della propria salute fisica e mentale, sia fondamentale per il benessere del caregiver.
Quindi non abbattetevi. Conciliare lavoro e vita privata quando si è caregiver è una sfida impegnativa, ma non impossibile.
Le opportune strategie e la pratica della resilienza, vi permetteranno di trovare un equilibrio che permetta di accudire la persona cara senza sacrificare oltre i propri limiti il benessere e la realizzazione personale.

L’isolamento sociale e la mancanza di supporto
L’isolamento sociale e la mancanza di supporto sono due difficoltà più significative e temibili che i caregiver si trovano spesso ad affrontare.
Immersi nella cura della persona cara, possono progressivamente vedere ridotta la propria rete sociale e sentirsi soli e isolati.
Le cause dell’isolamento sociale del caregiver possono essere molteplici e compresenti:
- mancanza di tempo libero: il tempo dedicato all’assistenza riduce drasticamente le possibilità di socializzare e partecipare ad attività con amici e familiari;
- senso di colpa e responsabilità: i caregiver possono sentirsi in un dovere pressante e riflesso nel dedicare tutto il loro tempo alla persona assistita, sacrificando la propria vita sociale;
- difficoltà di comunicazione: le sfide e le emozioni legate al caregiving possono essere difficili da comunicare a chi non vive la stessa esperienza, creando barriere con le persone care e grandi incomprensioni, che possono degenerare in conflittualità devastanti sul piano umano e relazionale.
- preoccupazione per la persona assistita: il caregiver può essere talmente preoccupato per la salute e il benessere del proprio caro o assistito tanto da trascurare le proprie relazioni sociali e chiudersi in un “isolamento monastico”, dedicandosi totalmente alla causa e perdendo il senso della realtà.
La mancanza di supporto aggrava chiaramente l’isolamento sociale e ha un impatto estremamente negativo sul suo benessere psicologico e fisico del caregiver e, di conseguenza, sulla persona assistita.
Ecco alcuni dei possibili effetti dell’isolamento sociale e della mancanza di supporto da non trascurare:
- senso di solitudine e tristezza;
- depressione e ansia;
- stress e burnout;
- difficoltà di concentrazione e memoria;
- problemi di salute fisica.
Queste sono strategie utili per contrastare questa rischiosa situazione:
- parlare con familiari e amici: aprirsi con le persone care può aiutare a sentirsi meno soli e a ricevere sostegno emotivo;
- unirsi a un gruppo di supporto per caregiver: condividere esperienze e sfide con altri caregiver può essere una fonte di conforto e di consigli pratici;
- cercare aiuto professionale: uno psicologo può aiutare il caregiver a gestire le emozioni negative e lo stress;
- utilizzare i servizi di assistenza domiciliare specializzati: questi servizi possono dare sollievo al caregiver, eliminare il senso d’impotenza e inadeguatezza e permettergli di ritagliarsi del tempo per sé stesso;
- partecipare ad attività online o in presenza per caregiver: iscriversi a forum online o frequentare gruppi di incontro può aiutare a connettersi con altri caregiver e a trovare nuove amicizie e confrontarsi con altre persone che condividono le medesime problematiche.
È possibile per caregiver spezzare l’isolamento e costruire una rete di persone che li aiuti ad affrontare le sfide del loro ruolo e a prendersi cura di sé stessi. È altresì molto importante che le persone a loro vicine li aiutino in questo processo.
Come supportare i caregiver
Come promesso negli scorsi capitoli, ci apprestiamo ora ad approfondire i consigli accennati in precedenza per dare e ricevere il miglior supporto possibile per i caregiver.
Scenderemo nel dettaglio delle strategie più efficaci che abbiamo riscontrato nel tempo e che ora fanno parte del bagaglio d’esperienza di Farmoderm.

Abbiamo inoltre affrontato l’argomento su un Nostro articolo specifico, a cui vi lasciamo per approfondimenti, lo trovate a questa pagina:
Burnout del Caregiver: 10 suggerimenti per affrontare lo stress >
Strategie per gestire lo stress e il burnout
Stress e il burnout sono i due principali rischi in cui incorrono i caregiver.
Come promesso, andiamo ora ad approfondire le principali strategie da adottare prima che sia troppo tardi.
Partiamo ribadendo la principale attività di cui dobbiamo sempre tenere conto e dalla quale discendono: prendersi cura di sé stessi.
Queste sono le tre attività che non bisogna mai trascurare:
- Trovare il tempo per sé stessi
È fondamentale per il benessere fisico e, soprattutto, mentale del caregiver. Se nessuno immaginerebbe di tenere costante marcia un’auto o in funzione un elettrodomestico, spesso ci dimentichiamo irragionevolmente di farlo con le persone, sebbene il nostro corpo sia molto più legato a cicli di riposo, soprattutto il nostro cervello.
Che sia un risposo ristore, libero da preoccupazioni di essere interrotti, oppure un hobby appagante, o anche fare attività fisica, sono altrettanto importanti quanto lo sfamarsi.
Pertanto, così come dedichiamo spazi, tempi e risorse scarsamente comprimibili ai pasti, fatelo anche con il meritato riposo che, per i caregiver, è particolarmente meritato! - Mangiare in modo sano
Sebbene abbiamo appena osservato come spazi, tempi e risorse dei pasti siano tra gli aspetti che sia chiaro che non possano essere ignorati nell’economia della quotidianità, ciò non significa che siano spesso affetti da trascuratezza, fretta e superficialità. Sfamarsi non significa nutrirsi, e sul medio e lungo termine questo può incidere al pari della deprivazione di sonno. Pasti trasandati o ritagliati nella fretta o sottoposti a stress, possono capitare nell’impegno del caregiver, ma se diventano la regolarità minano la serenità mentale e le forze fisiche. Non va sottovaluta l’importanza del conforto di un pasto e l’impatto nella recupero e la gestione degli stress. - Individuare metodi di gestione dello stress
L’utilizzo di frasi e parole, immagini e ricordi e altre modalità di comunicazione con se stessi e con la persona assistita, sono strumenti semplici ma eccezionali nel gestire i momenti di tensione e di stress, in grado di distendere le tensioni ed evitare che degenerino. Alcuni caregiver si dedicano anche a modalità più strutturate come la meditazione, lo yoga o la comunicazione collaborativa (metodo “Rosenberg”) per essere ancora più efficaci. Anche l’ascolto di musica rilassante può essere di grande aiuto a ridurre l’ansia e la tensione.
Altro aspetto fondamentale, vera “fune di sicurezza” contro il “baratro” del burnout, è ricercare e provvedere supporto. Quali sono però le strategie principali per far sì che questo aspetto non venga trascurato? Vediamole insieme!
- Parlare con familiari e amici
Il sostegno delle persone care è la prima fonte di conforto e di sostegno pratico. Comprendere le fatiche, le tensioni e le difficoltà è essenziale per sostenere il caregiver e non fiaccarne lo spirito e la motivazione. Pertanto va garantito l’ascolto del caregiver, con empatia e serietà, e la possibilità di contatto con le persone a lui care. - Unirsi a un gruppo di supporto per caregiver
I gruppi di pari sono gli ambienti perfetti per essere compresi, condividendo la medesima esperienza, e dove raccogliere consigli pratici condividere esperienze e sfide con altri caregiver può essere una fonte di conforto e di consigli pratici. - Cercare aiuto professionale
Quando anche i propri cari e i gruppi di supporto non sono più sufficienti e la situazione è diventata molto critica, è bene non farsi remore e contattare un professionista nel supporto alla persona, come uno psicologi, educatori professionali o assistenti sociali, così da farsi aiutare a “tornare sui binari” con strategia specifiche e professionali.
La cura del tempo è altrettanto importante in particolare:
- Pianificare le attività quotidiane
Stabilire delle priorità e pianificare le attività aiuta a ottimizzare il tempo e a evitare lo stress delle emergenze, così da percepire un maggior senso di controllo e di serenità rispetto alle incombenze. - Imparare a dire no, che non potete
I limiti servono a tutelare i caregiver ma anche a organizzare al meglio la situazione e mobilitarsi per trovare le risorse. Non sentirsi in obbligo di assumersi ulteriori responsabilità, oltre a quelle che si è in grado di gestire, è fondamentale per evitare il sovraccarico e poi collassare. Il caregiver non deve sentirsi in obbligo di supplire a tutte le situazioni.
Infine può essere di notevole aiuto affidarsi a forme di aiuto specifico per le incombenze particolari:
- Utilizzare i servizi di assistenza domiciliare
Questi servizi possono intervenire in situazioni specifiche, in cui il caregiver si senta inadeguato professionalmente (si pensi a certi interventi sanitari), così da ridurre lo stress e l’ansia e permettere al contempo di ritagliare del tempo per sé stesso. - Chiedere aiuto a familiari e amici
Sicuramente è la strategia di base e più adottata, come per piccoli aiuti, come fare la spesa o cucinare un pasto, che possono fare la differenza più di quello che si possa pensare. Sebbene sia largamente praticata, si sottovaluta quanto possa essere più efficace se queste persone si mettano in rete, suddividendosi le richieste, così da evitare sovraccarichi su alcuni e coinvolgere chi è più preparato nello specifico. Questo permette di ottimizzare il carico carico di richiesta di supporto e dare un grande senso so di protezione e sicurezza al caregiver.

Consigli per migliorare la comunicazione con il caregiving
Così come la comunicazione è importantissima nella vita quotidiana, sia per ottenere risultati che instaurare e mantenere relazioni gratificanti, lo è ancor di più con la persona assistita, che si trova in una situazione di particolare fragilità e disagio, così da instaurare con lei un rapporto di fiducia e collaborazione.
Ecco qui un breve sintesi di alcuni consigli per sviluppare una comunicazione efficace:
- Ascoltare attentamente: è importante ascoltare con attenzione la persona assistita per comprenderne i bisogni e le emozioni, sono spesso le cose più importanti che viva e che abbia.
- Parlare con un linguaggio chiaro e semplice: utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile è importante per evitare fraintendimenti. Cercate di immedesimarmi nel suo mondo per capire quali parole siano più facilmente comprensibili.
- Essere pazienti: la persona assistita potrebbe avere difficoltà a comunicare, quindi è importante essere pazienti e comprensivi. La prima dote di un caregiver è sempre la pazienza.
- Rispettare la persona assistita: è importante mantenere un tono di voce pacato e rispettoso, evitando di assumere un atteggiamento paternalistico e, soprattutto, prendere sul personale gli atteggiamenti oppositivi o ostili. È sempre bene tenere a mente che si sta interagendo con una persona malata e/o in grave stato di difficoltà o fragilità.
- Incoraggiare la comunicazione: è importante incoraggiare la persona assistita a esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni, così avere un quadro più chiaro possibile delle esigenze e delle aspettative.
- Essere empatici: è importante cercare di mettersi nei panni della persona assistita per comprendere il suo punto di vista, per quanto distante e poco comprensibile ai nostri occhi.
- Comunicare con i familiari: è importante comunicare con i familiari della persona assistita per tenerli informati sulla sua situazione e per coinvolgerli nelle decisioni importanti.
- Cercare aiuto professionale: se si hanno difficoltà a comunicare con la persona assistita, è importante cercare aiuto professionale, può capitare infatti di non disporre delle adeguate competenze.
Se desiderate approfondire questo argomento abbiamo scritto per voli altri due articoli sul tema che crediamo possiate trovare molto utili e interessanti:
- 8 Consigli per aiutare gli anziani a superare la paura delle cure mediche
- Comunicazione efficace con gli anziani che non vogliono ascoltare: 8 consigli per i caregiver
Buona lettura!
Servizi di supporto disponibili per i caregiver
Oltre ai consigli e alle strategie che vi abbiamo suggerito, esistono numerosi servizi di supporto per i caregiver, attivabili a più livelli, dal locale la nazionale, passando per il regionale
A livello locale trovate i servizi di maggiore accessibilità e maggiormente dedicati al caregiving:
- Sportelli ASL, comuni e servizi sociali territoriali: offrono informazioni, consulenze e i servizi pensati dalla pubblica amministrazione per il supporto alle fragilità.
- Servizi privati di assistenza domiciliare: forniscono aiuto pratico per la cura della persona assistita.
- Gruppi di supporto per caregiver: permettono di condividere esperienze e ricevere consigli da altri caregiver.
- Centri diurni per anziani e disabili: offrono attività di socializzazione e riabilitazione per le persone assistite.
- Terzo settore e volontariato: esistono diverse associazioni che intervengono nelle situazioni di fragilità, che offrono supporto ai caregiver e suppliscono i servizi della pubblica amministrazione.
A livello regionale e nazionale vanno considerati:
- Le Regioni, che possono erogare contributi economici e voucher per l’assistenza domiciliare e altre attività di caregiving.
- L’INPS, analogamente alle Regioni, offre piani di intervento di sostegno economico alle persone con fragilità, intervenendo anche sui caregiver attraverso indennità e pensioni.
- Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: promuove iniziative di sostegno ai caregiver.
È importante conoscere questi servizi disponibili e non esitare mai a chiederne la fruizione, nonostante possano essere difficoltose le procedure di accesso.
I principali canali per scoprire e accedere a questi servizi di supporto sono:
- Il proprio medico di famiglia, che è spesso il punto di riferimento di partenza per l’accesso a tutti i servizi offerti dalla pubblica amministrazione.
- Lo sportello dedicato del proprio Comune, individuabile nell’Assessorato competente.
- Contattare le associazioni di volontariato che si occupano di caregiving o che, anche se non specifiche, possono suggerirvi a chi rivolgervi.
- Così come siete approdati in questa pagina, non sottovalutate una buona ricerca sul web!
Il ruolo di Farmoderm nel supportare i caregiver
I prodotti e servizi di Farmoderm
Farmoderm è un’azienda che ha tra i suoi obiettivi fondamentali supportare i caregiver con prodotti innovativi e in grado di rispondere al meglio alle esigenze delle persone assistite.
Sappiamo che la qualità di un prodotto fa la differenza nella qualità della vita di una persona che vive la malattia e si trova in stato di fragilità.
I caregiver che usano i nostri prodotti sanno di fornire un trattamento speciale alla persona assistita, fornendole sollievo e attenzioni particolari che vengono ripagate con grande gratitudine.
La nostra gamma di prodotti è molto ampia, perché vogliamo dare modo a tutti i caregiver di rispondere adeguatamente a ogni esigenza delle persone assistite, sapendo di poter contare sulla sicurezza di un partner affidabile e che conosce le vostre esigenze.

Tutti i nostri prodotti sono visibili e acquistabili nel nostro negozio online
L’azienda offre anche una vasta gamma di risorse informative sul caregiving, tra cui questo nostro articolo web e una newsletter
Farmoderm vuole essere il punto di riferimento affidabile per tutti i caregiver che cercano supporto e soluzioni concrete per affrontare le sfide quotidiane dell’assistenza.
L’impegno di Farmoderm nel migliorare la vita dei caregiver
Farmoderm è un’azienda che si impegna a migliorare la vita dei caregiver, tramite una vasta gamma di prodotti innovativi progettati per facilitare il compito di chi si prende cura di una persona cara non autosufficiente.
Crediamo infatti che i caregiver meritino il massimo supporto e rispetto.
Per questo motivo, la nostra azienda si pone come priorità:
- Fornire prodotti e servizi di alta qualità a prezzi accessibili.
- Ascoltare e recepire i feedback di tutti i nostri clienti e, in particolare, i caregiver.
- Sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo fondamentale dei caregiver, tramite il nostro sito i nostri articoli.
Vogliamo essere al tuo fianco per aiutarti a prenderti cura al meglio della persona assistita e vogliamo essere un esempio di come un’azienda possa fare la differenza nella società.
Valorizzazione del caregiver

L’importanza di riconoscere e valorizzare il lavoro dei caregiver
Ci teniamo a sottolineare nuovamente come il lavoro dei caregiver è fondamentale per il benessere delle persone non autosufficienti e per la tenuta della nostra società, sia nella solidarietà che a livello sistema socio-sanitario.
Come possiamo fare affinché il loro lavoro non sia invisibile e sottovalutato?
Dobbiamo innanzitutto individuare le ragioni specifiche perchè tale impegno sia così importante:
- È una questione di giustizia: i caregiver svolgono un lavoro essenziale, non è opzionale, non potremmo farne a meno se non a fronte di costi umani e sociali inaccettabili..
- È un investimento per il futuro: la cura dei non autosufficienti è una sfida che ci riguarda tutti. Sostenere i caregiver significa investire nella nostra capacità di prenderci cura delle persone più fragili, anche per quando lo saremo noi stessi.
- È un modo per migliorare la qualità della vita di tutti: un caregiver che si sente supportato e valorizzato è in grado di fornire una migliore cura alla persona assistita, con ricadute positive sulla qualità della vita di entrambi.
Esistono diverse forme di riconoscimento e valorizzazione del lavoro dei caregiver:
- Riconoscimento formale del ruolo: il caregiver è già riconosciuto come figura sociale e professionale a tutti gli effetti, con diritti e doveri specifici, ma c’è ancora molto da fare dal punto di vista culturale.
- Sostegno economico: il caregiver richiede un sostegno economico stabile e preciso, come indennità o voucher, fino a stipendi in linea con l’impegno e la normativa, per compensare il tempo e le energie dedicate alla cura.
- Formazione e supporto psicologico: l’accesso a corsi di formazione, come avviene già per molte professioni, e a supporto psicologico per acquisire le competenze necessarie e per gestire le sfide emotive del suo ruolo, è un punto da stimolare e potenziare.
- Conciliazione vita-lavoro: la possibilità di conciliare la cura della persona assistita con la propria vita lavorativa, attraverso flessibilità oraria, permessi e telelavoro, è un elemento fondamentale per garantire la giusta qualità di vita e la sostenibilità professionale.
Riconoscere e valorizzare il lavoro dei caregiver è un impegno che richiede l’impegno di tutti: istituzioni, cittadini e mondo del lavoro.
Risorse utili per i caregiver
Fortunatamente, esistono diverse risorse che possono fornire supporto e informazioni utili.
Ecco alcuni siti web e associazioni che possono essere di aiuto:
- CARER – Associazione Caregiver Familiari: CARER – Associazione Caregiver Familiari
- Portale Caregiver Familiare: Portale Caregiver Familiare
- Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
- Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS): Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS)
- Federazione Alzheimer Italia: Federazione Alzheimer Italia
- Portale “SuperAbile Inail”: Portale “SuperAbile Inail”
- Telefono Amico Italia: Telefono Amico Italia
Oltre a queste risorse online, è importante ricordare che i caregiver possono trovare supporto anche a livello locale. In molte città e comuni esistono infatti centri di ascolto, sportelli informativi e gruppi di sostegno per caregiver.
Per informazioni su questi servizi, ricordate che è possibile contattare lo sportello specifico del proprio Comune di residenza o l’ASL di riferimento, o ancora dei servizi sociali territoriali.
Insieme, si può affrontare il difficile compito di cura con maggiore forza e serenità.